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La migliore pubblicità? I commenti dei consumatori online!

Una delle ultime ricerche pubblicate e diffuse da Nielsen conferma alcuni dei key findings emersi da precedenti ricerche. Che le opinioni online, i consigli degli amici, la cosidetta social recommedation siano potenti forme di pubblicità era già noto da tempo. Questo studio segna però un allargarsi del gap tra gli indici di gradimento e di trust della comunicazione user generated rispetto a quella pubblicitaria classica.

Notizie interessanti arrivano anche dalla comparazione dei vari strumenti di comunicazione, con specifico riferimento a quelli online. I siti web, oltre a pesare quanto le opinioni online e molto meno delle raccomandazioni personali di amici, segnano un livello di crescita inferiore a quello di altre forme di comunicazione come le sponsorizzazioni. Decisamente staccati – e con divario crescente – altri tipi di advertising come i banner o i text link in risposta alle ricerche online.

fonte: wordpress.com

Ict: pubblicita’, funziona ancora il “passaparola”, anche online

La forma di advertising più affidabile? Il buon vecchio consiglio personale. Ma nell’era delle nuove tecnologie pubblicato online. È quanto emerge dall’ultima di Nielsen condotta su oltre 25mila consumatori di 50 Paesi del mondo. Stando a quanto rilevato dalla società di ricerca nove consumatori Internet su dieci (il 90%) si fidano dei consigli di persone che conoscono, mentre sette su dieci (il 70%) si fidano delle opinioni dei consumatori pubblicate online. In Italia queste due forme di pubblicità sono in assoluto quelle di cui i consumatori si fidano maggiormente, con un gap minore in termini percentuali tra i consigli di persone che si conoscono (l’85%) e quelli pubblicati online (l’80%).

“L’esplosione dei Consumer Generated Media negli ultimi due anni implica che la fiducia posta dai consumatori nel passaparola è aumentata notevolmente, sia che i suggerimenti provengano da persone che conoscono o da consumatori online che non conoscono – spiega Jonathan Carson, presidente di Online, International, The Nielsen Company “.

Nello specifico i consumatori italiani sono al secondo posto (80% degli utenti Internet) tra coloro che si fidano delle opinioni pubblicate online preceduti solo dai vietnamiti (81%), e seguiti dai cinesi e dai francesi (77%). Di contro le opinioni online tendono ad essere poco credute in Argentina (46%) e in Finlandia (50%).

Quando si tratta di avere invece fiducia nelle sponsorizzazioni dei marchi, i paesi dell’America Latina sono al comando, con l’81% rilevato in Colombia e Venezuela e con il 79% dei brasiliani. Al polo opposto troviamo gli scandinavi: le sponsorizzazioni hanno un’importanza minima fra i consumatori online svedesi (33%) e finlandesi (38%). L’Italia con il 59% degli utenti internet che si fida di questa forma di pubblicità, si posiziona all’incirca a metà classifica.

I siti Web dei marchi hanno la massima importanza in Cina (82%), Pakistan (81%) e Vietnam (80%), mentre tendono ad essere poco creduti dai consumatori svedesi (40%) ed israeliani (45%). In questo caso, l’Italia con il 64% degli utenti internet che si fida dei siti web dei marchi, si posiziona al 28esimo posto nel ranking tra i 50 paesi dove è stata condotta la survey.

“Le differenze regionali forniscono agli uomini di marketing una chiara guida su dove concentrare la loro strategia pubblicitaria nei diversi paesi. Inoltre è stato dimostrato che, malgrado l’autorità del passaparola, quando si tratta del processo di decision-making dei consumatori, gli investitori pubblicitari hanno ancora l’ultima parola – precisa Carson -. Studi condotti da Nielsen in passato hanno dimostrato che la maggior parte delle persone che pubblica commenti online ha visitato il sito web o ha inviato un feedback via mail all’azienda prima della pubblicazione. Il sito web e il relativo feedback rappresentano una straordinaria opportunità per gli investitori pubblicitari per influenzare le opinioni dei consumatori prima che queste raggiungano le masse digitali”.

Ancora in alto mare è invece la risposta dei consumatori ad altre tipologia di pubblicità digitale. Secondo Nielsen i messaggi pubblicitari su telefoni cellulari (24%), banner online (33%), video online (37%) e nei risultati dei motori di ricerca (41%) sono le forme di pubblicità che sembrano generare un minor livello di fiducia.

fonte: asca.it

Un 2009 in passivo per l’Advertising on-line

Crisi in corso? Crisi finita? La verità è che per l’advertising online così come per gran parte dei settori economici più importanti regna al momento la più totale incertezza; la crescita inizialmente prevista potrebbe trasformarsi per il 2009 in un deludente passivo.

A preoccupare sono in particolare le stime recentemente formulate dalla ZenithOptimedia del gruppo Publicis; secondo i dati messi a disposizione l’anno corrente sarebbe destinato a chiudersi registrando un calo complessivo dell’8.5% a livello mondiale.

I numeri potrebbero però mostrare una controtendenza per quanto riguarda l’emisfero orientale, in particolare l’India e la Cina che dovrebebro crescere rispettivamente del 7.7% e del 5.4%; i colossi asiatici potrebbero contribuire in questo modo a rendere il settore più stabile.

Per il 2010 la crescita globale dovrebbe attestarsi attorno all’1.6% con un mercato sostanzialmente stabile per quanto riguarda il continenente europeo e in passivo per gli Stati Uniti. Per la ripresa si dovrà invece attendere fino al 2011.

fonte: mrwebmaster.it

Advertising online, si va verso crescita zero

La rete si conferma forte e non rimarrà travolta dalla crisi economica. Ciò nonostante il 2009 si chiuderà in passivo, il 2010 in piccola crescita (con stagnazione sicura a livello europeo) e solo nel 2011 si dovrebbero vedere segni concreti di ripresa.

fonte: kataweb.it

Fare pubblicità su Twitter, Facebook e social network. Nuovi strumenti..

Migliorare la visibilità aziendale sui social network acquistando contatti e amici da inserire nei canali.

I social network sono il fenomeno del momento. La Rete dà spazio di partecipazione diretta agli utenti che possono interagire in modo agile e continuo tra loro, immettendo idee, vissuti, esperienze e stabilendo contatti e relazioni. Tutto questo inizia a diventare sempre più appetibile per le aziende, che molto lentamente iniziano a mettere in discussione la logica della pubblicità intesa come comunicazione a senso unico – dall’azienda al consumatore – per passare a una forma di comunicazione bidirezionale – dall’azienda al consumatore dopodiché il consumatore esprime all’azienda le sue opinioni – o addirittura multidirezionale – molte aziende comunicano a molti consumatori intrecciando un dialogo stretto e articolato, come in una piazza virtuale.

A rendere possibile questo nuovo modello di comunicazione di marketing sono innanzi tutto quei social network generalisti ad alta partecipazione come Facebook e Twitter. Per le aziende rappresentano una bacheca virtuale di grandissimo valore con cui comunicare rapidamente e a basso costo le proprie novità a utenti sicuramente interessati, ricevendo feedback e aprendo conversazioni utilissime per comprendere l’evoluzione dei gusti e delle opinioni.

Ovviamente, perché questo sia possibile, è necessario che ogni azienda disponga di un numero consistente di utenti iscritti ai propri canali su Twitter o Facebook. In questo è nato un nuovo business: imprese come l’australiana uSocial hanno iniziato una compravendita di utenti di circuiti social network che le aziende possono comprare. Utenti preselezionati dalla stessa uSocial che li contatta direttamente chiedendo loro di dare conto dei propri interessi e proponendo l’iscrizione ai canali delle aziende clienti. Il tutto nel pieno rispetto della privacy e della legalità. Almeno finora…

fonte: businessonline.it

Internet e Advertising Mobile in crescita

Internet via cellulare fa boom: In Italia ben 6 milioni di persone utilizzano il cellulare per connettersi a Internet. E crescono le potenzialità del Mobile Advertising

Il mondo del Mobile Advertising non appare affatto penalizzato dalla crisi economica, anzi, alla luce delle analisi più recenti sembra possedere enormi potenzialità, soprattutto in Italia, dove sono ben 6 milioni le persone che utilizzano regolarmente il cellulare per connettersi a Internet.

Secondo i dati Interpublic’s Magna, ad esempio, il comparto della pubblicità mobile crescerà negli Stati Uniti del 36% nel corso del 2009, passando dai 169 milioni di dollari del 2008 a circa 229 milioni di dollari entro fine anno.

Una crescita che si motiva nella crescente diffusione dell’accesso al Web anche in mobilità. Se nel 2008 si trattava infatti di soli 11 milioni di utenti, nel 2009 la cifra è praticamente raddoppiata, salendo a ben 22 milioni.

Cresce inoltre il numero di persone che navigano in mobilità almeno una volta al mese: 37 milioni nel 2008 contro i 63 milioni registrati nel 2009. Il notevole incremento è dovuto in gran parte alla penetrazione di massa di apparecchi mobili capaci di offrire una buona esperienza di navigazione, quali smartphone o iPhone di Apple.

L’Advertising mobile, alla luce di questi dati, dovrebbe avere un grosso potenziale di crescita anche in Italia, nonostante il periodo di crisi, quindi. Stando alle ultime ricerche condotte da Nielsen online, ben il 13% degli italiani nel 2009 si è connesso ad Internet almeno una volta al mese attraverso un telefono cellulare.

Una percentuale che si traduce in 6 milioni di persone disposte ad accedere con regolarità alla grande Rete anche in mobilità, offrendo oramai alle pubblicità online un bacino alquanto ampio.

fonte: pmi.it

Pubblicità, l’urgenza di nuovi “veicoli”

Di fronte alla recessione gli slogan pubblicitari rischiano di diventare parole secche come un ramo e tra le aziende emergono ripensamenti sul costo e l’efficacia degli spot. Nel periodo gennaio/novembre Nielsen Media Research parla di investimenti pari a 7,9 miliardi di euro, una flessione del 2,1%. Le grandi marche non possono rinunciare al lancio di nuovi prodotti, ma le aziende mediopiccole che fanno? «Gli imprenditori che non dispongono di 810 milioni per creare sulla tv nazionali la massa critica necessaria al ricordo della marca, vadano sul web. Con 200mila euro realizzano due settimane di flight su Internet e i risultati sono immediati», consiglia Walter Hartsarich, Ceo di Aegis Media, gruppo che compra spazi per 1,4 miliardi, il 16% del mercato. «Nell’ultimo anno abbiamo assunto 52 giovani per sintonizzare i media tradizionali coi nuovi trend e tutti i giorni lottiamo perché gli investimenti vadano a segno. Se Henry Ford all’inizio del XX secolo diceva che il 50% del suo budget pubblicitario andava in fumo, oggi abbiamo in mano le tecnologie per evitare questa dispersione». Tra le banche, per la ricerca di nuovi correntisti, c’è chi sceglie di puntare solo su Internet, come Webank.it (Gruppo Bipiemme) che ha aperto un sito dove offre ai nuovi clienti un interesse del 5%, in fase promozionale, fino al 30 giugno. Anche i Baci Perugina hanno imbroccato la strada dei social network scegliendo Facebook, come racconta Maurizio Sala, direttore creativo dell’Armando Testa Milano, la cui divisione digitale Testawebedv, ha creato un fan club dei Baci che ha 40mila iscritti: «Internet ha una peculiarità: il crowdsourcing, la voce dei navigatori che spesso è molto più convincente di uno slogan». Tra le campagne web del gruppo Testa, anche Banca Generali con Alex Del Piero e Lancia.
Sfruttando il concetto di amicizia di Facebook anche Fineco ha fatto una campagna basata sullo slogan «Se mi presenti un amico e lui diventa cliente guadagni 80 euro». Una catena di S.Antonio? «Non proprio», dice Nicola Mauri, a capo dell’agenzia Olà! che ha gestito la campagna. «Dato che i social network si basano sulle amicizie ci sembrava pertinente applicarlo ad un’azione per acquisire nuovi correntisti». Ma sul web gli spot disturbano meno che in tv? «Sì, perché non prendono tutto lo schermo ma solo una parte. I navigatori accettano gli spot online in cambio di contenuti gratuiti». Se i media tradizionali calano, nei centri media si percorrono nuove strade come l’unconventional advertising, cioè gli eventi, i popup shop che aprono solo per due mesi e poi il vecchio sistema del passaparola. Riprende Hartsarich: «La bevanda energetica Red Bull ha disseminato nei bar testimonial in incognito che commentano positivamente la bibita davanti agli altri clienti». Sono azioni occulte? «No, sono vie alternative che fanno capo al passaparola, come quell’idea del ministero del turismo della Thailandia che d’inverno invita i tassisti di Londra per una vacanza di due settimane con la promessa che poi, i tassisti conversando coi loro clienti per le vie di Londra, parlino benissimo delle spiagge thailandesi». La recessione aguzza l’ingegno e moltiplica le strade per convincere a nuovi acquisti. Anche se ad oggi il gap tra tv e Internet è enorme: se alla prima va il 61% della torta pubblicitaria, al web ne spetta appena il 7%, che alla fine dell’anno potrebbe arrivare al 10% pari ad un miliardo di euro, crisi permettendo.

fonte:

Servizi multimediali sul cellulare? Meglio gli SMS

Forse sarà che non sono adeguatamente pubblicizzate. O magari che proprio non servono. Fatto sta che le funzionalità multimediali offerte dai cellulari di nuova generazione vengono ignorate dalla maggioranza dei consumatori statunitensi. Ma SMS e messaggistica testuale continuano a spopolare.

L’indicazione relativa allo scarso appeal delle applicazioni evolute arriva dal Mobile Phone Usage Report, una Internet survey condotta negli Stati Uniti da NPD. I dati mostrano come soltanto una porzione minoritaria (20%) degli utenti nordamericani impieghi il proprio cellulare per attività “avanzate” come la visualizzazione di video, l’ascolto della musica o la navigazione Internet, mentre il 45% continua ad usarli esclusivamente come terminali voce.

In molti casi, poi, gli utilizzatori semplicemente ignorano le potenzialità multimediali degli apparecchi. Il 28% degli individui interpellati da NPD non era al corrente della possibilità di riprodurre filmati dal proprio telefono, mentre il 23% non sapeva della disponibilità “a bordo” di un chip GPS.

Resta da capire di chi sia la responsabilità. Secondo il curatore della ricerca NPD Ross Rubin, il cui parere viene ripreso anche dal New York Times, la “colpa” sarebbe eminentemente dei costruttori, i quali troppo spesso sceglierebbero di stipare un quantitativo eccessivo di funzionalità all’interno di apparecchi mal congegnati. Per questo Rubin consiglia a produttori e venditori di adottare policy nuove, in grado di “educare i consumatori rispetto alle potenzialità degli apparecchi”.

Chi non sembra aver bisogno di nuove “politiche educative” sono invece i buoni vecchi sistemi di messaggistica testuale. Uno studio di Portio Research mostra infatti come il mercato degli SMS e del mailing via telefono continui a crescere impetuosamente, confermandosi una delle voci di entrata più corpose per le telco. Nel 2008, racconta 160characters il fatturato globale prodotto dai servizi testuali via telefono (SMS, MMS, email, instant messaging) è stato di ben 130 miliardi di dollari, e la quota è destinata a raggiungere nel 2013 i 224 miliardi.

Secondo gli estensori del rapporto, il successo dei sistemi di messaggistica testuale è dovuto al loro essere economici e completamente network- independent. In ragione di queste caratteristiche inoltre, gli SMS ed i loro fratelli piacciono a tutte le latitudini: i nordamericani se ne sono innamorati perdutamente dopo un avvio piuttosto tiepido, i cittadini dell’estremo oriente ne mandano in quantità industriali e gli australiani li impiegano anche nelle situazioni più impensate.

fonte: punto-informatico.it

Atm, via agli sms sui disservizi

I passeggeri della linea M1 potranno iscriversi via web al servizio sperimentale di messaggistica che per 30 giorni gratuitamente darà informazioni in tempo reale su eventuali disservizi della metropolitana rossa

I  passeggeri della linea M1 potranno iscriversi via web al servizio sperimentale di messaggistica di Atm (sms-alert) che per 30 giorni gratuitamente darà informazioni in tempo reale su eventuali disservizi (rallentamenti, ritardi, blocchi) della metropolitana rossa. La sperimentazione sarà aperta ai primi 500 utenti che compileranno il modulo di iscrizione presente sul sito, acconsentendo al termine dei 30 giorni a rispondere a un breve questionario di gradimento.

L’obiettivo della sperimentazione è testare la piattaforma di trasmissione sui diversi gestori di telefonia mobile e di individuare un format che sia quanto più possibile comprensibile agli utenti, visto il vincolo dei 160 caratteri di un sms standard. Nella graduatoria delle iscrizioni sarà data priorità agli abbonati annuali. L’sms-alert sarà operativo dal lunedì al venerdì dalle 7 alle 20. Gli utenti iscritti verranno avvisati via sms della partenza del servizio. A regime, il sistema di alert sarà in sincrono con gli orari della metropolitana.

Fonte: milano.repubblica.it

E’ finita l’età dell’oro del New York Times

Quando si parla di New York Times i vecchi giornalisti in pensione si tolgono il cappello. E’ un quotidiano che ha fatto cambiare la linea tattica a molti presidenti statunitensi, che ha avuto le migliori firme di questa nazione. Insomma un colosso, come si dice. E pensare che, in fondo, è un giornale “locale”, nel senso che viene venduto soprattutto a New York City, nello Stato di New York ed in altri paesi tutto attorno. Quando andavo a Los Angeles,o a San Francisco o a Miami per lavoro,facevo fatica per trovare una copia del Times (che comunque era vecchia di un giorno).

Negli Stati Uniti il cittadino preferisce spesso leggere il giornale del luogo. Questo è un fatto assodato. Il New York Times era riuscito a vendere un milione di copie al giorno. Oggi è sceso a 700 mila copie. Intanto la notizia è questa: nell’ultimo trimestre le entrate per la pubblicità del Times sono scese del 12%. Il colosso comincia a tremare. Il giovane David sta per usare la fionda che abbatterà il gigante. Non solo il New York Times ma anche gli altri “dei” della carta stampata: Chicago Tribune, Washington Post, Los Angeles Times. Tutti hanno già cominciato  a tirare la cinghia. I favolosi stipendi del NY Times sono una cosa del passato, così come l’uso di aerei privati per i loro inviati.

Signori, il giornale è morto ma ci vorrà un po’ di tempo prima che il cadavere si raffreddi. Insomma, enormi guai finanziari per il news business. Bene, ma e allora? Sappiamo bene chi è il novello David che prendera’ il posto della carta stampata:sara’ l’internet. Al 31 marzo 2008 usavano l’international network 1.403 miliardi di persone, secondo il dato raccolto dalla Internet World Stats. C’è da credere che gli ultimi a morire in questa strage cartacea saranno i giornali “locali”,quelli dei paesi e paesini (in USA ce ne sono piu’ di 3 mila). I giornali che escono nel pomeriggio e sono letti per esempio dagli agricoltori la sera dopo la cena, mentre fumano la pipa.

Oppure dagli insegnanti che sono stati tutto il giorno a scuola, o le donne che hanno finalmente tempo per leggere le lettere dei lettori (tante e spesso molto interessanti). Questi giornali non vivono delle vendite, però danno la possibilità ai negozi del paese, ai locali del bingo e delle scommesse sui cavalli, alle sale cinematografiche,di fare pubblicità. E’ la pubblicità che tiene in vita i quotidiani paesani. In questi paesi Internet attira soprattutto i giovani, perchè li tiene infomati sullo sport,musica,cinema,sugli ultimi amori di Britney Spears e di quella giovane attrice che tutti considerano ancora vergine… Bene. Internet ha almeno cento anni di felice vita prima che un’altra esplosione tecnica mandi tutti a casa.

fonte: www.affaritaliani.it