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Contenuti digitali, in aumento pubblicità e ore trascorse su Internet

E’ di oltre 5 miliardi di euro (5,157 per la precisione) il volume di mercato dei contenuti digitali in Italia nell’anno 2007. Una crescita del 21%, che dovrebbe essere confermata anche nel prossimo biennio: cifre che porterebbero il volume di mercato del 2009 a circa 7,3 miliardi di euro.

Sono numeri importanti quelli rilevati da Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici all’interno del “Terzo Rapporto sul Mercato dei Contenuti Digitali in Italia” che dimostrano come quello relativo al digitale sia un mondo in continua espansione ed evoluzione. La ricerca è stata realizzata in collaborazione con il Dipartimento per l’Innovazione e le Tecnologie e con NetConsulting.

Come si legge nel rapporto “gli ultimi due anni, in particolar modo il 2007, sono stati caratterizzati da un forte fermento nel mondo della digitalizzazione dei contenuti e da una progressiva transizione dei consumatori da un ruolo

passivo, che per anni ha caratterizzato il mercato dell’entertainment, ad un ruolo proattivo, capace di guidare l’offerta verso lo sviluppo di nuovi servizi e di nuovi contenuti e indirizzare le linee evolutive del mercato”.

In poche parole gli italiani stanno sempre di più davanti al computer, e in particolar modo in internet. Si calcola che nel solo 2007 le ore trascorse nella grande rete hanno subito un incremento del 20% rispetto all’anno precedente. Ciò significa che l’italiano medio trascorre davanti al pc più o meno 5 ore e mezzo a settimana, per un totale di 22 ore mensili.

Ma quali sono le componenti che incidono in maniera rilevante sul mercato?  Secondo il Rapporto sono i contenuti a pagamento, per circa 4,137 miliardi di euro. In pratica l’80% di tutto il mercato relativo ai contenuti digitali. I contenuti Video la fanno da padrone, con circa 2,544 miliardi di euro (poco meno del 50% sul mercato totale).

A livello di crescita, fa sicuramente il passo più lungo la pubblicità, incrementata del 47,5% rispetto al 2006 (per un volume complessivo di 894 milioni di euro).

fonte: romagnaoggi.it

Il web d’Oltralpe incassa più della radio in pubblicità

In Francia il web batte la radio per quanto concerne le entrate pubblicitarie. E’ questa la notizia secondo la quale, nonostante la crisi, la pubblicità sul web continua a godere di ottima salute con una crescita a due cifre. Un risultato più che positivo che porta internet al terzo posto per entrate pubblicitarie davanti alla radio. Internet non riesce però a superare stampa scritta e tv, sempre in vantaggio. Secondo dati pubblicati ieri dall’Internet Advertising Bureau, nel primo semestre del 2008 gli investimenti pubblicitari su internet sono balzati del 38%. Un dato che ha portato a 1,8 miliardi di euro la somma complessiva investita. Stampa scritta, tv e radio si sono dovute invece accontentare nello stesso periodo (gennaio-giugno) di un aumento delle loro entrate pubblicitarie del 4,3%, 1,8% e 0,8%. Su un mercato pubblicitario che in Francia ha raggiunto nel primo semestre i 12,5 miliardi, internet si è aggiudicato una quota del 14,7% contro il 10,8% di un anno prima. Internet passa così, anche se di poco, davanti alla radio la cui quota è del 13,3%, grazie all’incremento ottenutonell’ultimo anno. Nella maggior parte dei passi sviluppati il mercato pubblicitario sta registrando un forte rallentamento, con un aumento delle entrate del 3% in Germania e dell’1,3% in Italia mentre negli Usa ha accusato un calo dell’1%. Grazie soprattutto all’aumento degli investitori sul web, il mercato francese ha registrato una progressione del 6,6%. I gruppi francesi che investono di più nel web sono le ferrovie SNCF, eBay e gli operatori di telefonia mobile.

fonte: opinione.it

Internet/ La pubblicità si accorge dei video online. Usa, nel 2008 crescita del 55,9%

Finalmente i big spender si sono accorti dell’esplosione dei video online, che negli ultimi anni hanno goduto di un gradimento crescente presso il pubblico del web. E’ davanti a tutti il successo di Youtube e degli user generated content. Tuttavia, fino ad ora la pubblicità ha premiato solo in parte questo fenomeno. Youtube, che pure vale circa 200 milioni di dollari, infatti ha ottenuto una raccolta pubblicitaria un po’ al di sotto delle attese degli analisti.

Ma di qui a poco gli inserzionisti investiranno somme sempre maggiori sui filmati del web. Secondo una ricerca di Emarketer, solo negli Usa, quest’anno la pubblicità online veicolata sui video salirà del 55,9% a quota 505 milioni di dollari per arrivare nel 2012 a totalizzare la cospicua somma di 3,4 miliardi di dollari. Per quella data negli States i fruitori di video online (in prevalenza user generated) saranno circa 190 milioni.

E’ probabile che il trend sancirà la fortuna di iniziative che sui video user generated (online e non) hanno puntato molto. In quest’ambito negli ultimi tempi sono sorti numerosi progetti, pur diversissimi tra loro. Si pensi a Babelgum, Yoost, Current Tv, TheBlogTv e a molti altri. Se le previsioni saranno confermate, anche in Rete assisteremo una replica di quello che, anni fa, è avvenuto sui media classici, quando l’avvento della televisione, del tubo catodico capace di portare nelle case delle persone filmati provenienti da ogni parte del mondo, favorì una crescita vertiginosa della spesa pubblicitaria.

fonte: affaritaliani.it

Media Sociali in continua crescita

Quello dei media sociali è sicuramente il settore in maggior crescita nell’ambito delle comunicazioni integrate, ormai i servizi per il networking sono una realtà affermata che comincia a suddividersi in nicchie sempre più specializzate.

Secondo i dati racolti durante lo studio denominato Media In Mind, circa la metà dei cittadini statunitensi utilizzerebbe con una certa frequenza media sociali come per esempio blog, servizi come FaceBook e MySpace nonché semplici SMS.

Tra i risultati più curiosi della ricerca, troviamo che i programmi per la messaggistica istantanea sono utilizzati dal 22% degli adulti in USA, mentre per quanto riguarda la fascia di età che va dai 18 ai 34% la percentuale scende al 21%. MSN è già un media sociale d’altri tempi?

fonte: mrwebmaster.it

Usa: i giornali locali vanno meglio dei grandi quotidiani

Uno studio della Suburban Newspapers of America (SNA) rileva come le testate con meno di 20.000 copie di diffusione siano calate “solo” del 2,7% contro il 4,6% della media di tutti i giornali

I giornali che fanno capo alle comunità di provincia stanno ottenendo ricavi maggiori di quelli delle aree metropolitane, secondo i dati relativi al secondo quadrimestre del 2008 diffusi dalla Suburban Newspapers of America (SNA).

Lo rileva Sfnblog, aggiungendo che i ricavi pubblicitari dei giornali comunitari negli Usa hanno raggiunto nel secondo quadrimestre 482 milioni di dollari, con un piccolo calo del 2,4% rispetto allo stesso periodo dell’ anno scorso. Nonostante questo calo però, i dati relativi a questo settore risultano positivi rispetto all’ andamento complessivo del settore industriale dei quotidiani: le grandi testate in particolare hanno visto i ricavi precipitare, precisa MediaPost.

Per esempio, nel primo quadrimestre, i ricavi pubblicitari complessivi per i giornali Usa sono scesi del 12,85%, a 9,23 miliardi di dollari, secondo la Newspaper Association of America (NAA). Vari editori hanno registrato cali pesanti: per esempio la New York Times Co. ha visto le vendite di pubblicità Calare del 10,6%, la McClatchy del 16,8% e Gannett del 13,3%, sempre secondo MediaPost.

Il presidente della SNA, Nancy Lane, ha detto che i giornali locali hanno successo in quanto “forniscono molte notizie e pubblicità locali (hyper-local news and advertising): gli inserzionisti, specialmente quelli a livello di comunità, sono alla ricerca di una audience specifica che nessun altro mezzo può servire in maniera effettiva”.

Tra ottobre 2006 e marzo 2007, i giornali della domenica con una diffusione inferiore alle 20.000 copie sono calati del 2,7% rispetto allo stesso periodo dell’ anno scorso. E’ un tasso nettamente migliore rispetto al 4,6% in meno della media di tutti i giornali, e del calo fra il 7 e il 12% da parte dei grandi quotidiani metropolitani, inclusi New York Times, Los Angeles Times, Chicago Tribune e Boston Globe, secondo i dati dell’ Audit Bureau of Circulation.
(…)
“Se prendiamo il New York Times, la prima pagina è composta di notizie nazionali e internazionali che però sono reperibili su molte altre fonti di informazione, in un modo o nell’ altro. Ma se vivi in una piccola città e il giorno di raccolta della spazzatura viene spostato da martedì a giovedì, chi darà la notizia?”, commenta Dick Porter, CEO del Publishing Group of America.

Ken Doctor, un analista dei giornali per conto della Outsell Inc., ha spiegato che “i piccoli quotidiani e settimanali sono andati meglio, sia nel campo della pubblicità che nelle vendite. Non stanno crescendo un granché, ma un pochino sì, al contrario dei grandi giornali urbani, che sono andati decisamente male”.

fonte: lsdi.it

Pubblicità: l’online supera quella tv in UK

Nel 2007 ha coperto il 19% del mercato, raggiungendo i 2,8 miliardi di sterline

La pubblicità online in UK ha superato nel 2007 quella televisiva, coprendo il 19% del mercato. Lo ha rilevato Gipp.ru.

L’ anno scorso – riporta Sfnblog – la spesa pubblicitaria su internet era cresciuta del 40%, raggiungendo i 2,8 miliardi di sterline, secondo i dati della Ofcom, l’ agenzia di controllo dell’ industria delle telecomunicazioni.

Nello stesso periodo la spesa per la tv è calata. Sei anni fa toccava l’ 83% del totale degli investimenti pubblicitari mentre quest’ anno i dati parlano di un calo del 16%, a un livello di 2,3 miliardi di sterline, secondo Gipp.ru.

Nel 2007, la spesa pubblicitaria per la tv è stata pari a 3,5 miliardi di sterline, un terzo dei quali sono andati a canali televisivi digitali.

Il tempo che i cittadini britannici hanno dedicato all’ online è quadruplicata fra uil 2002 e il 2007, toccando i 24 minuti al giorno.Lo studio dell’ Ofcom ha rilevato anche che l’ uso dei cellulari è raddoppiato.

fonte: lsdi.it

Pay-per-click e SEO: strumenti chiave di Web Advertising

La pubblicità tradizionale si mostra in stallo: solo il canale web continua a brillare, con stime di crescita di oltre il 30%. Vediamo i motivi di questo successo e gli strumenti per farlo proprio

Nonostante la difficile congiuntura economica e gli investimenti pubblicitari sui media tradizionali praticamente fermi, il Web Advertising continua a mostrare una dinamica positiva, grazie a strumenti preziosi come ad esempio il posizionamento sui motori di ricerca. Le ultime previsioni rilasciate da IAB Italia ci dicono che nel 2008 il mercato della pubblicità online crescerà circa del 34% rispetto al 2007. Livelli di crescita un po’ inferiori rispetto allo scorso anno (43%) come si evince dalla tabella che riportiamo.

Pubblicità tradizionale al palo dicevamo. Lo confermano le stime UPA -Utenti pubblicitari associati (l’associazione che unisce i big spender del mercato): sul valore stimato degli investimenti pubblicitari nel 2008 nell’ordine dei 10,8 milioni di euro, gli investimenti sul Web raggiungono un peso di circa l’8,4%, superando per la prima volta gli investimenti radiofonici (pure in crescita del 4%). Mentre per TV e carta stampata si annunciano incrementi modesti attorno all’1,5% (il che vista l’inflazione attorno al 3% significa una decrescita in termini reali).

A parte il mobile advertising (cioè la pubblicità sui cellulari) – che presenta una crescita del 50% partendo peraltro da una base molto modesta – lo strumento di visibilità che presenta il tasso di crescita più significativo è il search, ovvero le campagne pay-per click sui motori di ricerca (+37%).

Le ragioni del successo di questa forma di pubblicità sono da ricercarsi sulla semplicità del meccanismo, sulla misurabilità dei risultati, sulla possibilità di mirare il messaggio su target molto specifici (anche geograficamente) e, soprattutto, sul fatto che si paga solo in relazione ai click effettivamente realizzati dagli utenti sull’annuncio pubblicitario. Provate a chiedere ad un giornale di farvi pagare un annuncio solo per i lettori che sono interessati e che effettivamente leggeranno l’annuncio….

È frequente riscontrare percentuali di click superiori al 5% nelle campagne pay-per-click. Significa che su 100 volte che l’annuncio – collegato ai risultati delle ricerche effettuate con parole chiave predefinite – viene visualizzato, abbiamo 5 o più persone che cliccano sull’annuncio e finiscono nel sito dell’azienda inserzionista. Questo significa che con investimenti nell’ordine dei 2.000 – 3.000 euro si ottengono accessi al sito anche di 1.000 o più utenti interessati al nostro prodotto o servizio.

Le campagne pay-per-click sono ideali per spingere un prodotto in promozione oppure per lanciare un nuovo servizio. Hanno un effetto immediato, nel senso che in meno di 24 ore si cominciano già ad avere i primi risultati in termini di accessi al sito.

Il limite è che – non diversamente dalle altre forme di campagne pubblicitaria – si tratta comunque di un investimento a tempo determinato nel senso che finito il budget destinato alla campagna, finiscono anche gli accessi al sito.

Tuttavia, il Web resta l’unico mezzo dove possiamo contare su una forma di pubblicità che …non finisce mai, ovvero su una visibilità continuativa che ci garantisce un incremento degli accessi al sito che permane poi costante nel tempo.

Stiamo parlando di SEO (Search Engine Optimization) ossia del cosiddetto posizionamento sui motori di ricerca: un processo complesso – e non breve come le campagne pay-per-click – che consente di godere di risultati stabili nel tempo.

In sostanza il posizionamento naturale (o organico) sui motori di ricerca consiste nel fare in modo che il nostro sito risulti nelle prime posizioni dei risultati delle ricerche effettuate con le parole chiave che noi riteniamo strategiche per il nostro business.

Quali sono le fasi previste per il posizionamento organico?

È necessaria un’attenta analisi del mercato online, che permette di definire con esattezza quali parole utilizzano gli utenti per cercare il nostro prodotto/servizio e con che frequenza effettuano le ricerche. Si pesano poi le parole chiave in funzione della rilevanza che hanno in termini delle ricerche effettuate dagli utenti e della concorrenza presente sul mercato.

Si fa un bilanciamento tra parole chiave più “competitive” (cioè che portano più accessi ma per le quali è molto difficile arrivare nelle prime posizioni) e parole chiave “di nicchia” (che portano meno accessi ma che presentano anche un minore affollamento concorrenziale, quindi è più facile arrivare primi) e si sceglie il mix ideale per l’azienda.

Alla fine di questo processo di scelta – che richiede l’intervento di una struttura professionale – vengono ottimizzate le pagine del sito in funzione delle parole chiave individuate.

Ottimizzazione tecnica: consiste nel verificare che il sito sia costruito con una tecnologia “amica” dei motori di ricerca e, nel caso di problemi, effettuare gli interventi opportuni. Ad esempio, usando un sistema di gestione dei contenuti (CMS) che produca pagine web facilmente “digeribili” dai motori di ricerca.

Ottimizzazione di struttura e contenuti: viene costruita una mappa di navigazione funzionale al comportamento degli spider dei search engine; vengono modificate delle pagine esistenti per accogliere le parole chiave prescelte; vengono aggiunti link appropriati.

Spesso i contenuti esistenti nel sito non sono però sufficienti per garantire un posizionamento ottimale. In questo caso debbono essere create delle pagine web ad hoc che presentino argomenti interessanti per gli utenti e, contemporaneamente, includano le parole chiave necessarie per il posizionamento sui motori di ricerca.

Alla fine di questo processo, si provvede alla registrazione del sito nei principali motori di ricerca e directory mondiali e, se abbiamo lavorato bene, nel giro di 2-3 mesi dovremmo vedere aumentare gli accessi al sito.

Spesso il lavoro fin qui descritto non è sufficiente a mantenere un sito nelle prime posizioni dei risultati delle ricerche, soprattutto se il settore è molto competitivo. In questo caso è necessario aumentare la “popolarità del sito”: bisogna cioè fare in modo che siti che trattano argomenti correlati al nostro prodotto o servizio – meglio se ad alto traffico – inseriscano dei link che puntano al nostro sito.

Questo è l’unico modo lecito per fare in modo che il nostro sito migliori il suo posizionamento sui motori. I link debbono essere puliti, cioè provenire da siti che i motori – ed in particolare Google – non hanno inserito nelle black list. Si tratta di siti che vendono link verso altri siti ma che in realtà non offrono alcuna informazione o servizio utile agli utenti. Si potrebbe dire che fanno spamming di link.

I link, per essere accettati dai motori di ricerca, debbono venire da directory internazionali come ad esempio Dmoz, o da directory e portali di settore, da riviste online, ecc.

Come si può ben intuire il processo di posizionamento organico è piuttosto complesso e, perché sia efficace, deve essere portato avanti da strutture professionali con le competenze necessarie. Ma collegando campagne pay-per-click con posizionamento organico si possono ottenere risultati sorprendenti con budget limitati.

fonte: pmi.it

Pubblicità snobba il mezzo stampa

Preoccupanti i dati dell’Osservatorio Stampa Fcp che hanno evidenziato una flessione del fatturato pubblicitario del mezzo stampa in generale rispetto allo stesso periodo del 2007 (-1.1%).

I Quotidiani in generale hanno registrato una diminuzione di fatturato dell’1.9% ed  un incremento degli spazi del 7%, con una conseguente diminuzione del prezzo medio. La tipologia Commerciale nazionale ha registrato un -5,6% a fatturato ed un +5,7% a spazio. La tipologia Di Servizio ha visto un fatturato in diminuzione dell’1,7%, mentre lo spazio è cresciuto del 6,8%. La tipologia Rubricata ha segnato un calo di fatturato dello 0,2% e un aumento di spazio del +3,7%. La pubblicità Commerciale locale ha ottenuto un +4,6% a fatturato ed un +7,7% a spazio. I Quotidiani a pagamento hanno registrato un -2,1% a fatturato e un +7% a  spazio. L’andamento delle diverse tipologie pubblicitarie è simile a quello dei quotidiani in generale. I quotidiani Free Press hanno segnato andamenti in crescita sia a fatturato (+2%) che a spazio (+7,3%). Diminuisce dell’1,1% il fatturato della commerciale nazionale mentre cresce dell’8,5% quello della locale. I Periodici in generale hanno registrato un fatturato in linea con lo stesso periodo del 2007 (+0.2%) ed una crescita degli spazi (+1%). I Settimanali hanno ottenuto delle variazioni negative a fatturato (-1%) e positive a spazio (+2,7%). Per i Mensili si registra un incremento di fatturato e spazio rispettivamente del 2,2% e 0,4%. Le Altre Periodicità hanno riportato una flessione sia del fatturato (-5,2%) che dello spazio (-9,7%).

fonte: diesis.it

Kroger offre buoni sconto via Sms

Il settore Mobile cresce di mese in mese, passando indenne crisi economiche e mode passeggere, diventando sempre di più un oggetto multi uso e sempre meno un semplice telefono portatile.

Mobile Banking, portafogli elettronici mobili, sistemi di pagamento e gestione attività commerciali sono ormai sempre più una realtà nel marketing mobile tanto da spingere il colosso dello shopping Kroger a lanciare una iniziativa particolare, ovvero inviare buoni sconto tramite Sms a potenziali clienti.

Con 40 negozi dislocati in Georgia, Carolina, del Sud, Tennessee e Alabama, l’americana Kroger offrirà buoni sconto per l’acquisto di prodotti delle principali marche trattate come Clorox, ConAgra, Del Monte, General Mills, Kimberly-Clark and Unilever.

Gli utenti potranno cosi scaricare i vari coupon d’acquisto presso cellfire.com e scaricare lo sconto nelle carte clienti della catena Kroger.

Una iniziativa davvero interessante che permetterà inoltre di evitare di stampare milioni di volantini di carta, che ormai anche in Italia invadono e riempiono le nostre casette della posta.

fonte: pianetacellulare.it

L’SMS regna ancora sovrano

La popolarità dell’SMS non accenna a diminuire, anzi è l’applicazione di comunicazione maggiormente utilizzata dagli utenti di telefonia mobile: è quanto emerge da una ricerca condotta da Yankee Group. Secondo Patrick Monaghan, analista della società, c’è un numero particolarmente significativo che lo dimostra: su base settimanale, il 45 per cento degli intervistati ha dichiarato di utilizzare i messaggi di testo, preferendoli ad altre applicazioni dati.

L’utilizzo degli SMS supera qualunque offerta di servizio dati: circa il 12% degli utenti dichiara di utilizzare la mail settimanalmente, mentre solo l’11% dichiara di navigare in Internet. Sono pochi coloro che arrivano ad utilizzare altre applicazioni appartenenti a mercati ancora “giovani”, come e-banking (3%) e navigazione satellitare (5%).

La crescita anno dopo anno può sembrare impressionante, ma la realtà delle applicazioni dati rispecchia un utilizzo ancora poco diffuso, scrive TMCnet.com citando Patrick Monaghan. Dallo scorso anno, l’uso della posta elettronica da cellulari è cresciuto del 71%, la navigazione su web del 57%. La fruizione di servizi TV è raddoppiata, passando dal 2 al 4% degli utenti. Ma solamente il 5,7% degli intervistati ha dichiarato di utilizzare lo smartphone o il cellulare per andare su Internet in mobilità.

Rispetto a dieci anni fa, il bacino di utenza si è allargato e si sono ampliate le fasce d’età: oggi il telefono cellulare non è un tabù neppure per i bambini, tanto che – evidenzia sempre Yankee Group – si evidenzia un 21% di utenza “infantile”, che parte dall’età di cinque anni, e l’82% dei figli degli intervistati, con età compresa tra i 16 e i 17 anni, ha dichiarato di possedere un telefonino. Giovani di età compresa tra i 13 e 17 anni hanno rivelato di utilizzare i messaggi di testo più delle chiamate vocali, mentre circa il 63% afferma di inviare almeno un SMS al giorno.

Il mercato dei messaggi di testo rimane sempre fiorente, nonostante la (tecnologicamente) veneranda età degli SMS, che quest’anno compiono 16 anni di apprezzato servizio. E questo spiega perché gli operatori di telefonia mobile hanno molto a cuore il business legato a questa applicazione, che porta nelle loro casse profitti di primissimo rilievo.

fonte: punto-informatico.it