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Mobile advertising: after the growing pains

Il mercato del Mobile marketing negli Stati Uniti, nonostante un 2007 senza particolari segni di vitalità, mostra, grazie alle novità introdotte come l’iPhone e altri dispositivi mobili, una nuova capacità di assorbimento degli investimenti, soprattutto pubblicitari.

Un dato confortante, anche se, comparato ad altri mercati del mobile a livello mondiale, non lascia molto spazio a speranze di ulteriore crescita. L’ammontare della spesa in advertising, infatti, rimane piuttosto bassa e contenuta.

Il Rapporto di eMarketer, “Mobile advertising: after the growing pains”, calcola per il 2008 una spesa pubblicitaria su mobile di poco superiore ai 4 milioni di dollari. Un dato che lascia spazio a diverse considerazioni, soprattutto in relazione ai comportamenti degli attori presenti sul mercato e alle previsioni di settore che indicano una crescita blanda, non superiore ai 20 milioni di dollari al 2012.

Focalizzando l’attenzione quindi sui brands, i provider di servizi, le agenzie pubblicitarie e i mobile carriers, gli attori che, nel perdurare di una situazione di questo tipo, potrebbero cambiare anche di molto le loro strategie di marketing e quindi le sorti del mobile advertising market.

fonte: key4biz.it

I Blog sull’advertising

Curiosando in giro per la blogosfera ci si può imbattere in molti blog dedicati alla comunicazione e all’advertising.
I blog che personalmente mi interessano di più sono quelli dedicati alle forme insolite e sorprendenti della comunicazione d’impresa; qui di seguito, propongo quindi una piccola selezione di siti consigliati a chi, come me, ha voglia di divertirsi scoprendo le pubblicità più nuove e bizzarre viste in giro per il mondo.

ADRANTS (http://www.adrants.com/). Il sito curato da Steve Hall è un ottimo punto di riferimento per essere costantemente informati sulle novità in campo pubblicitario – soprattutto in relazione all’advertising statunitense, ma non solo. Giorno dopo giorno, Adrants pubblica notizie di ogni tipo, corredate da foto e numerosi link di approfondimento, riguardanti il marketing e la pubblicità.

DISRUPTION (http://disruption.splinder.com/). Disruption è un blog tutto italiano dedicato alla « creatività che rompe le convenzioni ». Aggiornato di frequente e ricco di immagini curiose, questo blog “setaccia” i luoghi del mondo alla ricerca delle forme di comunicazione pubblicitaria più innovative. Un esempio? Il recente post che parla di un’inquietante campagna di Ambient Marketing creata per promuovere i thriller trasmessi da una rete televisiva tedesca (http://disruption.splinder.com/post/16785414/Bagno+criminale).

MARKETING ALTERNATIF (http://www.marketing-alternatif.com/). Marketing Alternatif è un blog francese che, come dice il nome, si occupa di tutte le forme alternative di marketing (Street – , Buzz – e Guerrilla Marketing). Il genere, per intenderci, è lo stesso di Disruption, il blog di cui ho parlato poco sopra. Marketing Alternatif e Disruption, che talvolta si occupano delle stesse case history, andrebbero seguiti insieme per avere una panoramica completa sulle nuove frontiere della creatività pubblicitaria.

MARKETING ROUTES (http://www.marketingroutes.com/). Altro blog italiano molto completo dedicato al marketing e alla comunicazione, dall’Above the Line a Youtube, passando per categorie quali Guerrilla Marketing, Search Engine Marketing e Social Network. Interessante il post dello scorso gennaio, “Mettete il verde nel vostro brand”, dedicato ad una proposta che arriva dagli USA per una comunicazione d’impresa a basso impatto ambientale… (http://www.marketingroutes.com/2008/01/07/mettete-il-verde-nel-vostro-brand/).

MERCADOC (http://www.mercadoc.org/index.php/). Un blog a cui mi piace dare un’occhiata di tanto in tanto è quello di Bruno Daucé (in lingua francese), nato nel 2004 e dedicato al Marketing Olfattivo, Sensoriale ed Esperienziale. Il punto di partenza ideale per scoprire questo sito è il sommario degli articoli, riordinati per categorie (http://www.mercadoc.org/index.php/toc). Consigliato.

fonte: mercatoglobale.com

Più di 9 e-mail su 10 inviate quest’anno sono spam

Il 92,3% delle e-mail inviate nei primi tre mesi dell’anno sono state di spam, cioè di pubblicità indesiderata, e i siti che si occupano di questa attività sono 23.300, cioè uno ogni tre secondi. Lo comunica in un rapporto l’azienda Sophos, secondo cui la classifica degli stati produttori di pubblicità indesiderata ha visto quest’anno l’ingresso direttamente al terzo posto della Turchia. I principali produttori restano gli Usa (15,4%), seguiti dalla Russia (7,4%). L’Italia si piazza all’ottavo posto con il 3,7%.

Spiegano gli esperti della Sophos che alcuni siti web collegati ai messaggi di spam particolari, spesso contengono virus dunque sono una minaccia per i nostri computer. Si tratta di spammer capaci di aggirare le misure di sicurezza e di scaricare dei virus nel proprio computer.

fonte: ilmessaggero.it

Gran Bretagna: nel 2007 le spese per la pubblicità online aumentano del 38%

Secondo un’indagine congiunta di Iab UK, PricewaterhouseCoopers e World Advertising Research Center, il 2007 è stato un anno record per la pubblicità online in Gran Bretagna: le spese legate all’advertising sul web sono cresciute del 38%, raggiungendo i 5,6 miliardi di dollari.

 

Internet contribuisce per 15,3% alla spesa pubblicitaria globale in Gran Bretagna. Le spese legate al servizio di pubblicità a pagamento sono aumentate del 39% per un totale di 3,2 miliardi: questo è il formato più diffuso su scala inglese e rappresenta il 57,6% della spesa online. L’istituto eMarketer ha stimato un’ulteriore crescita delle spese di online advertising che, dai 5,3 miliardi del 2007, salirà a 8,7 nel 2012.

“Grazie alla connessione a banda larga trascorrono più tempo sui siti, le prospettive per la pubblicità online sono rosee e ci aspettiamo che entro il 2009 la pubblicità in tv venga sorpassata. Internet sta diventando il media più usato in Gran Bretagna” spiega Guy Phillipson, amministratore delegato di Iab UK.

 

fonte: diesis.it

Pubblicità su cellulari allo studio di operatori e pubblicitari

La pubblicità sui cellulari potrebbe avere l’enorme potenziale di connettere marchi e consumatori a qualsiasi ora del giorno e per aree geografiche, ma deve essere creativa, pertinente e non invadente, secondo gli esperti del settore.

Secondo una ricerca di Ipsos Mori commissionata da T-Mobile, più di un terzo delle persone della fascia tra i 16 e i 34 anni che possiedono un cellulare sono felici di ricevere pubblicità in cambio di contenuti gratuiti come musica, giochi o video.

Più della metà degli utenti in quella fascia d’età ha detto inoltre che gli piacerebbe ricevere informazioni locali basate sulle loro necessità e più di metà di quelli che hanno sperimentato la pubblicità su cellulari hanno detto che vorrebbero riaverla in cambio di contenuti gratuiti.

La ricerca sarà studiata attentamente dagli operatori e dai pubblicitari che sono interessati al servizio ma sono ancora preoccupati di invadere l’intimità degli utenti dei cellulari.

Le pubblicità su cellulare permettono ai marchi di indirizzarsi ai consumatori per provenienza geografica e ad ore in cui è difficili rivolgersi loro tramite i media tradizionali.

Ad un incontro a Londra, figure importanti del mondo della pubblicità, operatori e società Internet hanno detto che sperano che il mezzo si sviluppi velocemente.

“La ricerca sottolinea che i consumatori sono felici di interagire con i marchi se ne ricavano in cambio qualcosa”, ha detto Lysa Hardy, responsabile europeo per Internet on mobile and entertainment di T-Mobile.

Thomas Curwen, planning director di Publicis, ha spiegato che i marchi sono ancora nella fase di sperimentazione con i cellulari, ma che li considerano importanti per il futuro.

fonte: reuters.it

I nuovi SMS saranno colorati

L’era degli SMS monocromatici volge al declino? Non è detto, ma Affle accarezza l’idea. Società britannica con sedi anche in India, Singapore, Malaysia e USA, sta lavorando per “dare colore” al caro e vecchio messaggio di testo. La sua idea si chiama, con un guizzo di originalità, SMS2.0.

Qualcuno potrebbe obiettare che già esistono gli EMS e gli MMS, ma in questo caso si parla della possibilità di dare all’SMS un piccolo tocco in più in vivacità ed espressività. Con il nuovo sistema di messaggistica fruibile dall’interfaccia realizzata da Affle, infatti, l’utente sarà in grado di cambiare colore allo sfondo e ai caratteri dei propri messaggini, con la possibilità di aggiungervi emoticon e animazioni e feed RSS. Qualcosa di simile agli EMS, ma con in più un occhiolino strizzato in direzione del web 2.0.

“SMS2.0 – spiega Affle – è un’innovazione tecnologica di nuova generazione nel mondo dei mobile media e porta una rivoluzione nell’interattività della telefonia mobile”. Viene definita “un’innovativa piattaforma di diffusione di contenuti” ed è stata inizialmente lanciata sul mercato indiano per dare ad operatori ed utenti, in un’unica soluzione, messaggi di testo, servizi di ricerca, marketing e accesso alle informazioni. Il tutto in una forma “personalizzata e non invasiva”.

L’applicazione è stata lanciata dall’operatore Airtel ed integrata per default come soluzione di messaggistica per i suoi utenti, ma Affle è in trattativa per diffondere il servizio tramite altri operatori di telefonia mobile. Il successo di SMS2.0 è tutto da misurare, ma non è detto che gli SMS 1.0, ossia quelli tradizionali, stiano per soccombere: negli ultimi 16 anni i messaggini hanno decisamente prosperato e, nonostante l’esistenza di EMS, MMS ed email, il loro successo è tuttora imbattuto.

fonte: punto-informatico.it

AdMob annuncia il suo ventimiliardesimo SMS pubblicitario

La societa’ di pubblicita’ per la telefonia Mobile AdMob ha annunciato di aver trasmesso il suo ventimiliardesimo messaggino di pubblicita’. Dal marzo 2007 gli ’spot’ via cellulare della compagnia sono cresciuti da 500 milioni a 2,5 miliardi al mese. Il messaggio pubblicitario che ha consentito ad AdMob di raggiungere quota 20 miliardi era della finanziaria HDFC ed e’ stato visto in India il 25 marzo da un utente che stava navigando nel sito Mobile di Cricinfo, con un cellulare Nokia N70.

 

fonte: kataweb.it

Frena la pubblicità online, ma può essere anche un buon segno

In un post sul suo blog, Luca De Biase prende spunto da un articolo dell’ Economist per segnalare che “una frenata in un mondo nel quale tutti erano abituati a numeri sempre in crescita accelerata è sana: consente di tener conto che esistono limiti in tutti i fenomeni economici”

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Luca De Biase ha parlato sul suo blog di crisi congiunturale della pubblicità segnalando un articolo dell’Economist sulla diminuzione dei click sulle inserzioni pubblicitarie su Google.

Che significa quando la gente clicca di meno?, si chiedeva l’ Economist.

Questa diminuzione – secondo De Biase – si può spiegare come:

1. Fenomeno congiunturale dovuto alla crisi economica di questi mesi che riduce la propensione all’acquisto di molti consumatori (una possibile diminuzione del fatturato per gli editori online)
2. Fenomeno strutturale che consegue alla diminuzione dei consumatori che cliccano sulla pubblicità corrispondente all’aumento dei consumatori che cliccano sulle offerte di vendita vere e proprie (un possibile aumento del fatturato per gli editori online)
3. Una diminuzione dell’accelerazione degli investimenti pubblicitari online che potrebbe segnalare un possibile tetto all’investimento pubblicitario in rete.

Sicuramente – aggiunge De Biase – è presto per parlare di questioni strutturali. Ma una frenata in un mondo nel quale tutti erano abituati a numeri sempre in crescita accelerata è sana: consente di tener conto che esistono limiti in tutti i fenomeni economici.

Può essere che prima o poi la pubblicità online smetta di attrarre la maggior parte degli innovatori nel campo dei media e di assorbire la gran parte delle speranze dei loro piani di business. Può essere che prima o poi qualcuno debba tornare a pensare se esistono altri modelli di business oltre a quelli basati sulla pubblicità.

In ogni caso, conclude l’ articolo, “sarà un buon giorno per l’informazione”.

Concordiamo pienamente.

fonte: lsdi.it

2009, la pubblicità in rete supererà quella in tv

Ancora un anno e mezzo e la pubblicità in rete sarà in grado di generare un giro di affari maggiore della pubblicità per la televisione. Tutto ciò almeno in Gran Bretagna, mercato che in occidente è secondo solo agli Stati Uniti ma che nel mondo della pubblicità online è il primo con un volume d’affari di 5,6 miliardi di dollari.

A fornire le statistiche è l’Internet Advertising Bureau assieme a PricewaterhouseCoopers e il World Advertising Research Center: i tre enti hanno analizzato tutte le dimensioni della pubblicità in rete notando come la crescita sia guidata dalla crescente diffusione di computer portatili e di video in rete. La Gran Bretagna poi nel settore della web tv può vantare esempi di grande successo come il portale iPlayer di BBC.

Si parla per il settore di un aumento nello scorso anno del 38%, che sembra possa continuare ad aumentare in virtù dei tempi di permanenza in rete che si allungano e delle connessioni a banda larga che si diffondono. Una crescita che sommata alle altre perdite porta il totale del settore pubblicitario britannico ad un aumento del 4,3% verso i 22 miliardi di euro. Rispetto agli altri media invece al momento internet incide per il 15,3% sul totale, mentre la stampa per il 20% e la televisione per il 21%.

A salire sono soprattutto i banner e le forme di pubblicità in video (31%), mentre il settore dell’advertising contestuale cresce con più moderazione poichè necessita di una fase di “apprendimento” da parte di chi pubblicizza, per capire quali siano le parole o le frasi chiave da abbinare alla propria pubblicità.

fonte: webnews.it

Il marketing in tempi di crescita zero

Una notizia di pochi giorni fa: per la prima volta dal dopoguerra l’Italia è a crescita zero.
Nessuno può prevedere il futuro, ma alcune ipotesi possiamo farle, circa i cambiamenti che ci attendono.
Intanto non è una crisi passeggera,  ma “strutturale”, cioè qualcosa da tenere a lungo, forse irreversibile, per alcuni paesi.
Le leggi economiche sulle quali basavamo il nostro sviluppo non sono più valide, e non lo sono mai state, perché era evidente, sin dagli albori del capitalismo, che una crescita infinita non era fisicamente concepibile. Ma la politica è incapace di piani lungimiranti, ispirati  ad una rigorosa gestione delle risorse, perché l’impopolarità di leggi austere spazzerebbe via il governo che le proponesse.
Una delle migliori potenzialità dell’intelligenza umana è la capacità di prevedere i disastri, ma, individualmente, e ancor meno collettivamente, ciò non sempre porta ad agire coerentemente per scongiurarli. Siamo capaci anche di grandi sacrifici, ma solo nell’emergenza.
Potremmo ancora limitare i danni delle crisi economiche che stanno per pioverci addosso, allontanarci dalla spiaggia che subirà lo tsunami,  ma non c’e nulla da fare, dovremo subirlo in pieno, per finire sotto le baracche che abbiamo costruito.
C’è di più: chi osa fare previsioni infauste è un “uccello del malaugurio”, un  menagrama, sempre impopolare, da scacciare.
Chi lavora nel settore della comunicazione e del marketing, dovrebbe essere fra i primi a fiutare i cambiamenti, è il suo mestiere. Eppure, dagli articoli che leggo su questo sito, c’è gente che continua a danzare mentre il Titanic affonda.
Vediamo cosa potrebbe cambiare nel marketing, il settore che “scienza delle comunicazioni” cura maggiormente, e su esso prepara i suoi laureati.

Nel percorso che va dalla produzione alla vendita di un prodotto, il marketing occupa un posto nella fase finale, di commercializzazione. In futuro, avrà ancora ragione di esistere? In che misura si ridimensionerà?
La crisi ambientale, dovuta all’espansione demografica e consumistica dell’umanità, condizionerà sempre più pesantemente la qualità della vita, obbligandoci a cambiare radicalmente le nostre abitudini di consumatori.
Esaurimento delle risorse e trattamento dei rifiuti sono punti crucciali di questi cambiamenti, che coinvolgeranno un po’ tutti: produttori, consumatori, servizi.
Qui intendo occuparmi di alcuni aspetti del marketing e di un settore ad esso collegato: il packaging.
La formula che regola l’esistenza di una specie è assai elementare: se ha cibo cresce numericamente, l’ambiente ed i nemici naturali ne condizionano l’evoluzione.
La scienza ha permesso all’uomo di sfuggire ai suoi nemici naturali, limitando la selezione del più adatto alla sola lotta per la sopravvivenza fra esseri umani, e la storia ci ricorda quanto cruenta essa sia stata, e sarà ancora.
L’altro limite è posto dalle risorse ambientali: non si ha diritto alla vita, come politici, ideologi e religiosi affermano, viviamo solo se ci sono risorse. La crescita demografica avviene a spese delle altre specie, al passo coll’impoverimento ed il degrado ambientale.
S’impone, pertanto, un limite allo sviluppo, limite che dobbiamo definire e imporci al più presto. Un’ulteriore crescita demografica e consumistica, porterà  a migrazioni bibliche ed alle inevitabili guerre etniche, religiose, territoriali, per l’accaparramento delle ultime risorse. Possiamo considerare le guerre che ci attendono come uno spietato strumento della natura, che torna a selezionare, punendoci per la nostra imprevidenza e intemperanza.
E’ una legge fisica semplice ed intuitiva: in un sistema chiuso, come il nostro pianeta, le sono risorse limitate; alcune rigenerabili, grazie all’irraggiamento solare, altre, una volta disperse nell’ambiente o consumate, saranno perdute per sempre. Fra queste le specie animali e vegetali, che hanno contribuito all’evoluzione umana nella varietà degli esseri viventi. Ogni volta che una specie si estingue, è una grave perdita per l’umanità, ed ogni anno migliaia di esse scompaiono.
Esiste un punto, oltre il quale inizia la decrescita. Non ha importanza quanto lontano esso sia, c’è, e dovremo affrontarlo, prima o poi.
Prima iniziamo ad auto limitarci, meno drammatici saranno i cambiamenti per i posteri.
Com’è difficile far comprendere a tutti queste leggi così elementari, ed agire di anticipo. E invece no, dobbiamo sempre aspettare l’emergenza.
Le legge della “domanda e dell’offerta” è una maledizione, perché ci fa ritenere conveniente – e sprecabile – una risorsa solo perché, al momento, è abbondante. E’ un tipico comportamento anti-intelligente.
Il risparmio, in generale, è di per sé una risorsa. Ogni volta che riusciamo a limitare i consumi, è come se trovassimo una nuova miniera.
Non possiamo acquistare petrolio perché troppo costoso? Allora dovremo non solo cercare di risparmiarlo, da subito, passando dal mezzo privato a quello pubblico, ma cercare, al tempo stesso, fonti alternative, possibilmente rigenerabili. Per i rifiuti vale lo stesso principio: più che trovare nuove discariche o costruire nuovi inceneritori, vale produrre meno rifiuti.
Il packaging, ovvero il settore che si occupa dell’imballaggio, dovrà essere profondamente riformato, perché attualmente al primo posto nella produzione dei rifiuti.
E’ un grande distruttore di materie prime: dalla plastica al legno e derivati, ai metalli (si pensi ai miliardi di lattine di alluminio e lamiera ferrosa prodotte).
Ci sarà, in futuro, sempre più la tendenza a riusare i contenitori, per produrre meno rifiuti e ridurre i costi.
Anche il marketing è un contenitore che dovremo quantomeno ridimensionare. In esso c’è la pubblicità, diffusa dai media da essa finanziati: giornali, rotocalchi, televisioni, radio, e tutto ciò su cui si può scrivere il nome di un brand. Berlusconi ha costruito il suo impero mediatico grazie alla pubblicità. La Rai oltre al canone ci carica di spese pubblicitarie; chi paga tutto siamo sempre noi consumatori.
Ogni volta che uno sponsor sta per finanziare qualcosa attraverso la pubblicità, le nostre tasche si svuotano più velocemente, e dalla quarta  passiamo alla terza settimana di penurie. Oltretutto la pubblicità diffonde spesso notizie false, suggestiona, raggira, è terribilmente molesta con i suoi innumerevoli messaggi ripetitivi, sovente di una imbecillità sconcertante. Non migliora il prodotto e ne aumenta il prezzo.
Se andiamo a fare i conti, complessivamente, ogni anno il suo costo vale assai più di una finanziaria, ed è incompatibile mantenerla con le crisi che ci attendono.
Quando paghiamo lo scontrino alla cassa di un qualsiasi esercizio commerciale, non acquistiamo solo la merce di cui abbiamo bisogno, ma sosteniamo tutto questo universo parassita, che dovrebbe cercare finanziamenti in proprio, ma è evidente che non ne troverebbe; può sopravvivere solo grazie al meccanismo diabolico alimentato dal marketing. Fintanto che c’era espansione, floridezza economica, potevamo passarci sopra; ora non più.
Sempre su noi grava il pizzo che i commercianti pagano alle tre sorelle: mafia, camorra e ‘ndragheta; come pure gli esosi interessi versati agli usurai.
Le infiltrazioni mafiose governano la transazione delle merci dal produttore al consumatore, traendo guadagni ad ogni passaggio. Solo così si spiega l’abnorme crescita dei prezzi, aggravatasi in questi ultimi anni, causa l’incapacità crescente dello Stato, pure infiltrato di mafiosi, a governare il fenomeno.

Lo scorso anno, nella sezione “discuti” di questo sito, proposi un articolo sulle acque minerali italiane vendute al pubblico: 10 miliardi i litri imbottigliati, in contenitori di capacità variabile, il cui numero potrebbe aggirarsi intorno a 7 miliardi, fra vetro e plastica (PET). Queste acque minerali sono distribuite anche a migliaia di km dalla sorgente e costano dalle 300 alle 1000 volte in più dell’acqua di rubinetto, senza calcolare i costi per lo smaltimento dei contenitori (dati del 2003).
Sottolineavo l’assurdità di questo comportamento collettivo, che accelera il degrado ambientale, senza migliorare la qualità della vita, strettamente legata all’ambiente. Basterebbe riparare o bonificare alcuni acquedotti, per rendere  superfluo il consumo di acqua minerale in bottiglia.
I periodici esami chimici, mostrano come l’acqua che esce dal rubinetto casalingo sia spesso migliore delle acque minerali, contenendo una minor quantità (anche 10 volte meno) di alcuni metalli dannosi, come arsenico e manganese, rispetto a quella minerale.
Non solo, le acque minerali perdono, nell’imbottigliamento, trasporto ed immagazzinamento, parte delle qualità che avevano alla fonte.
Fatta eccezione per alcune acque oligominerali o ricche di componenti utili alla cura di alcune malattie, non serve bere acqua imbottigliata; è persino dannoso, per un eccessivo accumulo di sostanze minerali nell’organismo.
Leggete l’interessante rapporto:
http://www.ares2000.net/ricerche/scandaloacqua.htm
Già da qualche tempo i telegiornali mostrano come, nel nord Italia, alcune aziende produttrici di latte, ed ora anche quelle di detersivi, usino distribuire al pubblico il prodotto erogato da distributori automatici. Il consumatore deve portare con se il solo contenitore e programmare la quantità voluta pigiando dei pulsanti.
Questo sistema, se diffuso, non solo ci farebbe risparmiare la produzione, ed il successivo accumulo, di milioni di tonnellate di spazzatura, ma taglierebbe via diversi intermediari nella catena di distribuzione, responsabili del quadruplicamento del costo dei prodotti.
Sono esempi di come deve cambiare il nostro modo di ragionare, e la necessità farà virtù, come sempre.
E’ la fine dell’ “usa e getta”. Tutto dovrà essere progettato per il riciclo o per la riparazione. Un automezzo, come un elettrodomestico, possono durare una vita, se si prevede di sostituire le sole parti che si usurano. Occorre ridurre la varietà dei modelli, standardizzando la produzione, al fine di trovare facilmente i pezzi di ricambio, e a basso prezzo.
Alcuni economisti prefigurano, fra alcuni lustri, uno sviluppo del continente africano simile a quello asiatico attuale, cui seguirà un ulteriore aumento dei costi delle materie prime.
Gli economisti, però, raramente consultano gli ecologi e, puntualmente, sbagliano previsioni.
Quanti devono ancora recuperare i risparmi, scelleratamente investiti nella “new economy” ? Per non dire dei crack di grandi aziende, complici banche, revisori inetti, imprenditori corrotti o incompetenti, istituzioni latitanti..
Fra non molto la produzione cinese rallenterà, o quanto meno non potrà più inondare il mondo con merci a basso costo. L’Africa giungerà tardi all’appuntamento con lo sviluppo dissennato, ma questo è un bene.
Sopravvivranno centri commerciali e ipermercati?
Per qualche tempo hanno calmierato i prezzi, e costretto alla chiusura i piccoli esercenti del circondario. Tuttavia, la grande distribuzione presenterà costi crescenti, causa anche  il “condizionamento” dei prodotti, che consiste nel portare in alcuni grandi centri le merci acquistate all’ingrosso, confezionarle, per poi rispedirle, in parte, nei luoghi di origine, con costi notevolmente maggiorati dal trasporto e dal trattamento, che ha il solo scopo di presentare in modo standardizzato il prodotto, di nuovo, senza valore aggiunto.
Ma la gente, non poteva acquistare localmente quei prodotti? E’ uno degli argomenti d’elezione dei “V-day” di Beppe Grillo.
E’ prevedibile che i consumatori cercheranno canali alternativi ai supermercati, proprio perché sempre più a corto di soldi. Basterebbe che i produttori si organizzassero con punti di vendita nei luoghi di produzione, magari con facilitazioni fiscali per chi si consorzia con altri piccoli produttori, in modo da fornire una gamma di prodotti più varia, da vendere sul posto.
Non tutto si può acquistare per questa via, ma certamente servirebbe alle famiglie per rientrare nei sempre più magri bilanci, tartassati dalle speculazioni commerciali della distribuzione.
Concludendo: lo sviluppo sta rallentando drammaticamente; il giocattolo del capitalismo si è rotto.
Sono i limiti della crescita, che perfino alcuni animali intuiscono, evitando di accoppiarsi, quando c’è poco cibo.
Ma l’uomo sovente fa  un uso ideologico o religioso della sua intelligenza. Crede nelle utopie, nei santi, negli oroscopi, nei miracoli: l’anti-intelligenza che massacra la razionalità, che già fatica ad emergere, soprattutto durante le crisi.
La natura però ci fa tornare alla realtà, correggendo, talvolta in modo cruento, i nostri errori.

fonte: comunitazione.it