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Advertising su mobile? Si, ma come?

Tutti gli studi più recenti concordano sul fatto che una delle frontiere più redditizie dell’advertising on line sarà (se non lo è già) il settore dei dispositivi mobile. Ma gli stessi studi dimostrano come questo mezzo sia veramente poco sfruttato.

Per il 2008 si prospetta un giro d’affari pari a 2,7 miliardi di dollari, eppure le compagnie sembrano rimanere al palo: come mai? Semplicemente non si è ancora trovato un mezzo per proporre la pubblicità sui telefonini in modo adeguato.

L’utenza mobile è ormai matura, diffusa e forte di un’esperienza più che decennale, ma non è abituata a fruire spot anche su smartphone e cellulari. Le aziende dovranno scoprire come sfruttare questo canale senza urtare la sensibilità dei clienti.

fonte: mrwebmaster.it

Pubblicità su cellulare: sfida per i creativi

LONDRA
La pubblicità sui cellulari potrebbe avere l’enorme potenziale di connettere marchi e consumatori a qualsiasi ora del giorno e per aree geografiche, ma deve essere creativa, pertinente e non invadente, secondo gli esperti del settore.

Secondo una ricerca di Ipsos Mori commissionata da T-Mobile, più di un terzo delle persone della fascia tra i 16 e i 34 anni che possiedono un cellulare sono felici di ricevere pubblicità in cambio di contenuti gratuiti come musica, giochi o video.

Più della metà degli utenti in quella fascia d’età ha detto inoltre che gli piacerebbe ricevere informazioni locali basate sulle loro necessità e più di metà di quelli che hanno sperimentato la pubblicità su cellulari hanno detto che vorrebbero riaverla in cambio di contenuti gratuiti.

La ricerca sarà studiata attentamente dagli operatori e dai pubblicitari che sono interessati al servizio ma sono ancora preoccupati di invadere l’intimità degli utenti dei cellulari.

Le pubblicità su cellulare permettono ai marchi di indirizzarsi ai consumatori per provenienza geografica e ad ore in cui è difficili rivolgersi loro tramite i media tradizionali.

Ad un incontro a Londra, figure importanti del mondo della pubblicità, operatori e società Internet hanno detto che sperano che il mezzo si sviluppi velocemente.

fonte: lastampa.it

Pubblicità? Solo se personalizzata

Dall’indagine TRUSTe sulla risposta degli utenti al “Behavioral targeting”, è emersa la crescente domanda di sponsorizzazioni unicamente personalizzate.

TRUSTe – organizzazione non profit attiva in ambito tutela della privacy – ha recentemente pubblicato i risultati di un’interessante indagine riguardante la sensibilità degli utenti statunitensi nei confronti del Behavioral targeting, la tecnica per il marketing online con cui gli inserzionisti analizzano il comportamento degli utenti per sfruttarlo a scopi commerciali.

Più del 60% degli utenti, secondo quanto rilevato dalle rilevazioni sul campo, condotte dalla società di ricerca TNS Global, è a conoscenza di essere soggetto a operazioni di monitoraggio commerciale, mentre solo il 40% degli statunitensi sa cosa significhi e cosa comporti il Behavioral targeting.

Anche se il tracking sembra essere tollerato, il 57% degli intervistati dichiara di non sentirsi a proprio agio con queste tecniche di marketing.

Il 72% di essi, infatti, afferma di non vedere soddisfatte le proprie esigenze da parte delle campagne online: meno di una pubblicità su tre sarebbe aderente ai propri gusti.

Gli utenti, quindi, non disdegnano realmente la pubblicità personalizzata, anche se non gioiscono di fronte ad una invasione della privacy, purchè questa funzioni alla perfezione.

Il Behavioral targeting sembra essere una delle tecniche più promettenti, ma dovrebbe essere resa più trasparente, fornendo all’utente la possibilità di scegliere. Il 91% del campione ha dichiarato di essere disposto a diventare parte attiva in questo genere di servizi pubblicitari, così da assicurare la propria privacy, magari attraverso pulsanti, icone o marchi conosciuti che avvisino e consentano di accettare o meno il trattamento pubblicitario personalizzato.

Secondo TRUSTe, infine, è necessario educare gli utenti e trovare un compromesso tra le loro esigenze di privacy e quelle di marketing delle aziende.

fonte: pmi.it

Pubblicità sui cellulari, un potenziale inespresso

Il business legato alla pubblicità sui cellulari è in continuo fermento grazie al proliferare dei dispositivi mobili in grado di navigare su Internet ma permangono numerosi ostacoli da affrontare affinché i messaggi risultino efficaci.

La pubblicità sui cellulare offre un enorme potenziale, tuttavia il fenomeno non ha ancora visto la sua massima espressione a causa di alcune difficoltà legate al mezzo attraverso cui sono veicolate e al timore di risultare eccessivamente invasiva nei confronti di un pubblico non ancora ‘educato’ a ricevere tale tipologia di messaggi. Tuttavia il business legato ai messaggi pubblicitari su dispositivi mobili cresce in tutto il mondo, seppur non esprimendo ancora tutte le sue potenzialità, passando dagli 1,7 miliardi di dollari del 2007 a 2,7 miliardi previsti per fine 2008. Alcune ricerche condotte da importanti società del settore hanno cercato di portare alla luce punti di forza e debolezze di un mercato ancora tutto da scoprire.

La pubblicità sui cellulare offre un enorme potenziale, tuttavia il fenomeno non ha ancora visto la sua massima espressione a causa di alcune difficoltà legate al mezzo attraverso cui sono veicolate e al timore di risultare eccessivamente invasiva nei confronti di un pubblico non ancora ‘educato’ a ricevere tale tipologia di messaggi. Tuttavia il business legato ai messaggi pubblicitari su dispositivi mobili cresce in tutto il mondo, seppur non esprimendo ancora tutte le sue potenzialità, passando dagli 1,7 miliardi di dollari del 2007 a 2,7 miliardi previsti per fine 2008. Alcune ricerche condotte da importanti società del settore hanno cercato di portare alla luce punti di forza e debolezze di un mercato ancora tutto da scoprire.

Secondo una ricerca effettuata da Ipsos Mori e commissionata da T-Mobile, più di un terzo delle persone aventi una età compresa tra i 16 e i 34 anni gradisce ricevere messaggi pubblicitari in cambio di contenuti gratuiti quali musica e giochi, con una percentuale potenzialmente ancora superiore nelle fasce di età più basse. Inoltre, più di metà del campione si è dimostrato entusiasta all’idea di poter ricevere informazioni locali basate sulle loro necessità mentre circa la metà di chi già ha sperimentato la pubblicità sul proprio cellulare gradirebbe poter interagire con essa. In conclusione, i risultati sembrano essere allineati a quanto emerso tempo addietro dal Mobile Advertising Report di Nielsen Mobile: «la ricerca evidenzia come i consumatori siano felici di interagire con i marchi se ottengono qualcosa in cambio in linea con i loro interessi», ha dichiarato Lysa Hardy, responsabile europeo per Internet on mobile and entertainment di T-Mobile. «I consumatori hanno un rapporto quasi affettivo con gli apparecchi mobili nelle loro tasche quindi i pubblicitari non devono interferire in questa relazione», ha aggiunto Hardy. «Creare fiducia, essere sensibili alla privacy e trattare il pubblico mobile con rispetto risulta vitale».

Una nuova ricerca condotta da Gartner ha cercato di fotografare la situazione del mercato legato alla pubblicità su dispositivi mobili. Entro tre anni ci si aspetta un business dal valore di 13 miliardi di dollari grazie al proliferare degli smartphone, alle interfacce utente sempre più sofisticate e ad altri fattori in grado di rendere i messaggi pubblicitari sempre meno intrusivi. Allo stesso tempo però sono stati posti in evidenza alcuni ostacoli sui quali l’industria dovrebbe soffermarsi: l’immaturità degli standard, la presenza di diverse piattaforme e il rischio di invadere privacy degli utenti, nonché l’importanza di offrire un facile accesso ai contenuti ricevuti. «La maggior parte dei problemi verranno risolti nel corso dei prossimi due anni», afferma Gartner nel suo report, «ma la domanda più importante rimane: i consumatori accetteranno i messaggi pubblicitari? I marchi e gli inserzionisti guadagneranno dalla pubblicità via mobile?».

Secondo Tole Hart, research director a Gartner, servirebbero delle strategie innovative, quali la riduzione del numero di tasti richiesti per accedere alle informazioni ricevute, l’utilizzo della fotocamera per accrescere l’esperienza e la in particolar modo la rilevanza, poiché l’apparecchio su cui vengono ricevuti i messaggi pubblicitari viene visto appunto come qualcosa di molto personale.

fonte: webnews.it

Oltre i 18 miliardi di dollari la pubblicità su internet negli Usa nel 2007

Dodici miliardi di dollari nel 2005, 16 nel 2006, e oltre 18 miliardi di dollari nel 2008. Questa la spesa per la pubblicità sui siti web degli Stati Uniti nell’ ultimo triennio. Lo rileva WR Hambrecht + Co, secondo quanto riporta un articolo di Sfn.

Nel 2005, le inserzioni all’ interno dei motori di ricerca e quelle classiche sui siti online avevano totalizzato i due terzi del totale, con 5,13 e 4,25 miliardi di dollari rispettivamente. Mentre la pubblicità nella mail era al terzo posto, con più di 2 miliardi.

Nel 2007, quelle nei motori di ricerca hanno avuto ancora la parte del leone e sono cresciute a 8,81 miliardi, mentre quelle nelle mail sono scese sotto i 2 miliardi. La pubblicità sui video online invece ha avuto un forte aumento, non limitandosi più a valori di nicchia ma raggiungendo gli 1,8 miliardi di dollari.

fonte: lsdi.it

Lo sport traina il 2008 dell’advertising

Secondo un’analisi Nielsen gli investimenti nel mercato italiano cresceranno quest’anno del 3%, grazie a Olimpiadi, Europei e automobili.

Grazie soprattutto a un vivace fine anno, il 2007 si è chiuso con una crescita degli investimenti pubblicitari nel mercato italiano. Lo segnala l’analisi Consumer Insight di AC Nielsen, secondo cui il progresso osservato lo scorso anno dal comparto è stato del 3,1%, per un volume totale di 8,8 miliardi di euro. Per il 2008 la previsione è di un ulteriore incremento del 3% circa, un dato positivo a fronte di uno scenario macroeconomico non particolarmente brillante.

Il volano dello sport
A fare da volano per il settore della comunicazione ci saranno infatti due eventi sportivi importanti come i Giochi Olimpici di Pechino ed i Campionati Europei di calcio. Nielsen prevede inoltre una crescita significativa degli investimenti pubblicitari su tipologie di consumo quali la grande distribuzione, la ristorazione fuori casa, le carte di credito e i nuovi strumenti finanziari, i tools elettronici, i viaggi, le vacanze e il tempo libero. Si tratta di settori in cui sinora l’intensità dell’attività di comunicazione in Italia si è assestata su livelli più bassi rispetto alla media degli altri paesi, e che perciò possiedono buone potenzialità di sviluppo.

Bene Automotive e Cosmetica
L’analisi a livello di comparti evidenzia che il Largo Consumo, in linea con la diminuzione della spesa che le famiglie destinano ai prodotti alimentari e per la casa, ha archiviato il 2007 in flessione. Per il 2008 si prevede una leggera ripresa, con una dinamica che porterà il nostro paese ad allinearsi a quanto già avviene nel resto d’Europa. Il comparto della Persona, trainato dalla ripresa degli investimenti dell’abbigliamento e della cosmetica, è volato oltre il 10% nel 2007 e dovrebbe assestarsi quest’anno intorno a un incremento del 5%. Il Tempo libero, in affanno nelle ultime rilevazioni, dovrebbe crescere progressivamente sino a segnare un 4% in più rispetto al 2008. Per le Attività/Servizi la ripresa degli investimenti delle telecomunicazioni e la tenuta dei settori della finanza e delle assicurazioni porterà a un aumento intorno al 5%. Infine, per il comparto dei Beni Durevoli, gli investimenti nel 2007 hanno superato quota 1.600 milioni e la stima per l’anno in corso è di un’ulteriore crescita del 4% circa, grazie all’apporto del settore Automotive, che è da sempre uno dei settori portanti di tutto il mercato pubblicitario. Nonostante infatti la probabile flessione delle immatricolazioni, secondo Nielsen le grandi case automobilistiche continueranno a utilizzare la comunicazione in funzione anticiclica.

Cala la televisione, cresce la radio
Per quanto concerne l’evoluzione dei media, negli ultimi due anni la televisione generalista ha registrato una contrazione della propria quota di mercato, a fronte di un recupero della carta stampata, di un boom di Internet e di una crescita della radio. Inoltre, i nuovi mezzi di comunicazione- definizione generica che comprende anche la tv satellitare, il digitale terrestre e tutte le forme di comunicazione non tradizionale – mostrano segnali di grande vitalità e tassi di incremento significativi, anche se in termini assoluti i valori corrispondenti appaiono ancora troppo modesti per poter realmente incidere sui macrotrend del mercato dell’advertising.

fonte: ilsole24ore.com

Da Londra idee alternative per il marketing nelle Pmi

Nell’universo del marketing e dell’advertising si sono oramai affermati approcci alternativi o non – convenzionali. Quelli che fino a pochi anni fa sembravano fenomeni controculturali, sono oggi preziosi strumenti operativi per aziende e professionisti dei vecchi e nuovi media.

Di fatto, nel marketing mix delle aziende, accanto alle tradizionali strategie di comunicazione, sono sempre più presenti tali approcci alternativi, capaci di raggiungere e stimolare anche la curiosità dei consumatori più diffidenti.

E’ possibile ideare nuove opportunità di business quando il marketing tradizionale incontra e il marketing alternativo?

Di tutto ciò si è discusso nel corso dell’Alternative Advertising and Marketing, tenutosi a Londra il 6 e il 7 marzo 2008.

Organizzato dalla Marcus Evans, Alternative Advertising and Marketing ha esplorato le potenzialità che i nuovi metodi di marketing e comunicazione possono apportare alle campagne realizzate con logiche di kotleriana memoria.

L’obiettivo dell’evento? E’ stato quello di contribuire a diffondere la conoscenza dei più recenti approcci al marketing non-convenzionale, per capire la portata della loro efficacia e la misurabilità in termini d’investimento e di creazione di nuove opportunità di mercato.

Molti gli spunti di riflessione a margine dell’evento. Tra tutti, questi sono risultati i trend chiave:

il Green Marketing e la sostenibilità come vantaggio competitivo;
le opportunità di marketing in Second Life;
come entrare nella mente del consumatore con il Marketing dell’Inconscio;
il Community Marketing negli esempi di MySpace, Facebook e altri social media;
il Viral Marketing.
Tra i relatori, tra l’altro, erano presenti alcuni dei più affermati manager e creativi internazionali: Aldo Cernuto Executive Creative Director and Vice President, Young & Rubicam, Jim Dowling Creative Director, EAME, Ogilvy Public Relations Worldwide, Robert Huber Online Marketing Manager, Daimler Chrysler Bank AG, Simon Wooller Creative Director, Saatchi and Saatchi, Denmark.

Ciò che è scaturito dalla due giorni è stata la convinzione che la credibilità nell’uso degli strumenti di marketing non convenzionale potrebbe davvero diventare una realtà consolidata, anche nel nostro Paese.
Questo però, solo se imprenditori e manager li applicheranno con un’intelligenza pari a quella dei nostri colleghi stranieri!

fonte: pmi.it

Pubblicità: gli inserzionisti cominciano ad abbandonare la tv tradizionale

Secondo uno studio della ANA il 62% delle principali aziende Usa sono convinte che gli spot in tv non funzionano più – Previsto un calo degli investimenti del 12%, mentre l’87% degli interpellati pensa di rivolgersi seriamente al mondo del web

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Lo spot televisivo tradizionale ha perso nettamente il suo potere di seduzione mentre gli uomini del marketing e della pubblicità delle grandi e piccole aziende bramano alla ricerca di alternative.

Il quarto Rapporto biennale della Association of National Advertisers e della Forrester Research – spiega un articolo di Advertising Age – mostra una drammatica perdita di fiducia nel mezzo televisivo e rivela una industria fortemente impegnata nell’ esplorazione di nuovi format pubblicitari e nuove forme di video commerciali.

Secondo questo studio, il 62 per cento delle aziende interpellate – 78 grandi nomi del settore – ha dichiarato che gli spot in tv non funzionano a sufficienza, non abbastanza in ogni caso da giustificare i relativi investimenti. Da almeno due anni a questa parte, secondo la loro percezione, avrebbero perso il loro appeal.

D’ altra parte il panorama dei telespettatori – rileva fra l’ altro su Visionpost Serena Paterno – diventa sempre più frammentato. C’è chi si rivolge ai canali satellitari a pagamento, chi si dà alla tv on demand e chi sempre di più guarda film sul lettore di casa, scegliendo dal proprio patrimonio personale o attingendo dal web. Risultato: si prevede un calo del 12 per cento negli investimenti.

Per quanto riguarda il futuro, tutti guardano alla rete. L’87 per cento degli intervistati pensa seriamente di rivolgersi al mondo del web, sia per investimenti che per nuove ispirazioni.

fonte: lsdi.it

L’ANSO organizza un seminario dedicato alla pubblicità online

Ancona – Il seminario è gratuito e aperto a editori, blogger, giornalisti, webmaster ed in generale a tutte le persone interessate a conoscere più da vicino il mondo della pubblicità online e il prodotto di OpenX.

L’ANSO, Associazione Nazionale Stampa Online e OpenX (www.openx.org), la più grande piattaforma open-source dedicata alla pubblicità online, promuovono il primo seminario italiano dedicato ad OpenX, che ci terrà ad Ancona il 4 aprile 2008.

Il seminario è gratuito e aperto a editori, blogger, giornalisti, webmaster ed in generale a tutte le persone interessate a conoscere più da vicino il mondo della pubblicità online e il prodotto di OpenX.

Il programma, incentrato sulla presentazione e dimostrazione del prodotto, prevede una sessione aperta che permetterà al pubblico di porre domande dirette agli sviluppatori.

La sessione dimostrativa sarà incentrata sulla versione “hosted” del programma che sarà visibile per la prima volta al pubblico.

Interverranno al seminario:
Melany Libraro – Direttore Marketing
Simon Bailey – Senior Product Manger
Matteo Beccati – Senior Developer

Il 4 Aprile 2008 presso il Teatro delle Muse ridotto di Ancona il team di OpenX presenterà:

Programma del seminario:

10.00 Registrazione
10.30 Introduzione a OpenX e alla pubblicità online
Breve introduzione alla piattaforma arricchita da concetti di online advertising.
11.00 OpenX Ad Server
Di cosa si tratta e quali sono i benefici per gli editori.
11.45 Set-up di un sito
Dimostrazione del prodotto
12.30 Pausa Pranzo
14.00 Gestione dell’inventario rimanente
Approfondimento su come massimizzare la rendita del propio inventario rimanente
14.30 Trafficking avanzato
Suggerimenti per la gestione professionale delle proprie campagne
15.00 Sessione aperta – Q&A
16.00 Conclusione del seminario

fonte: riviera24.it

Pubblicità su Internet: in quanto cliccano sui banner e ci prestano attenzione? Secondo una recente statistica solo il 16% degli utenti.

Sin dai primi anni di esistenza di Internet, ci si è scatenati sul concetto di misurabilità dei click sugli oggetti pubblicitari, sul rapporto tra esposizioni del banner e click ottenuti – il mitico clickthrough , che è diventato uno dei pilastri della valutazione dell’efficacia di una campagna.

Alla base, la legittima aspirazione delle aziende che investono in pubblicità: quella di misurare un po’ meglio l’efficacia della loro campagna, di capire quanti soldi tornano all’azienda a fronte di specifici investimenti in comunicazione. Di avere dei numeri da usare come benchmark e da mettere in ficcanti PowerPoint da presentare al management. In un ottica – per me piuttosto corretta – che vede Internet come uno strumento più vicino al direct marketing che alla pubblicità tradizionale. In cui cioè faccio passare un messaggio (almeno potenzialmente) personalizzato e il cui ritorno è misurabile. Permettendo quindi di imparare, di migliorare, in un ciclo virtuoso di affinamento della comunicazione basato su feedback chiari e quantificabili.

Il fascino dei numeri è però subdolo e allettante e come un canto delle sirene spesso è preso acriticamente. Avere un bel numero ed un parametro di riferimento standard permette di fare dei pregnanti grafici, apparentemente immediatamente comprensibili… e distoglie quindi la mente da più approfondite analisi sul senso di quello che sta capitando, permettendo di costruirsi dei ROI (ritorni sull’investimento) che possono aiutarci a dimostrare che stiamo gestendo bene il nostro budget. Da tempo quindi esistono correnti di pensiero che mettono in dubbio la validità del clickthrough come unico o principale elemento di misurazione dell’efficacia dei nostri banner. E un altro sasso sul piatto della bilancia lo mette una ricerca condotta negli Usa dal centro media Starcom, dall’istituto di ricerca Tacoda e da comScore, società specializzata sul consumer insight (capire cosa passa nella testa della gente consumatrice).

fonte: businessonline.it