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Le idee per ripensare la TV nella rete

Dal declino attuale alle prospettive di sviluppo nel segno dell’interattività e del l’integrazione con internet. Dall’evento Cisco Expo, gli spunti per capire il futuro della televisione.

A prima vista può sembrare strano parlare di televisione in un evento dedicato ai professionisti delle reti. Ancor più strano parlarne con un esperto che non si chiama Maurizio Costanzo o Pippo Baudo.

Gaetano Pellegrino è il responsabile dell’Internet Business Solutions Group (IBSG) di Cisco, una sorta di centro studi interno della società a cui collaborano consulenti e docenti universitari a livello internazionale con lo scopo di studiare i nuovi utilizzi delle tecnologie e il loro impatto su business e consumatori.

Il Gruppo di Pellegrino ha presentato al Cisco Expo il risultato di una ricerca secondo la quale il 90% degli utenti europei della banda larga vorrebbe disporre di un servizio di ‘connected life’, ossia della possibilità di accedere a contenuti digitali ovunque e nei momenti voluti. Qualcosa quindi di molto diverso dai box da salotto che conosciamo.

I dati rilevano inoltre come, tra gli utenti di servizi ADSL/broadband italiani (circa 30%), sia oggi diffusa la fruizione di contenuti video tramite la rete, con ben 21 ore passate online per settimana, contro le 11 passate davanti alla TV. In molti casi anche una fruizione contemporanea dei due mezzi, per esempio, per scambiare opinioni in chat con gli amici.

Cosa significa? “Significa che devono cambiare radicalmente modi di fare televisione, a cominciare dalla pubblicità”, spiega Pellegrino. Aspetto quest’ultimo più che mai importante in Europa, dove gli utenti non hanno l’abitudine alla cable TV e quindi a pagare direttamente per ciò che vedono (lo facciamo attraverso la pubblicità e ‘ahinoi’ un sovrapprezzo sui prodotti che consumiamo!).

“Stiamo completando un nuovo studio su questo argomento – spiega Pellegrino -. Molti consumatori sarebbero disposti a condividere alcune informazioni personali a fronte di una pubblicità più mirata, che non li martelli su cose di cui non hanno alcun interesse. Se sono un single maschio, per esempio, posso gradire la pubblicità delle mountain bike di cui sono appassionato, ma non quella degli assorbenti intimi!”

Non sono aspetti trascurabili. La pubblicità in TV, che vale circa la metà degli 8 miliardi di Euro spesi in Italia, ha smesso di crescere. Per contro, la pubblicità su Internet, che viaggia su un ordine di grandezza inferiore, è aumentata in un anno del 43%.

“Non può essere un singolo dispositivo a cambiare le cose, ma la rete che deve avere l’intelligenza necessaria per darmi i contenuti che desidero in tv, sul telefonino, come su qualsiasi schermo in casa, come fuori casa. La customer experience è diversa a seconda delle situazioni: ci dovranno quindi essere contenuti e pubblicità da poltrona, da desktop PC, da telefonino, ecc”.

Vedremo pubblicità meno invasive collaterali, per esempio, alla trama di una fiction. “Non un banner che scorre, ma immagini linkate. Se clicco sulla scarpa di un personaggio potrei ottenere informazioni contestuali come marca e modello, informazioni sul prezzo e la proposta d’acquisto. Alla fine dell’episodio potrei tenere traccia degli appunti presi a fini commerciali.

Probabilmente continueremo a vedere le partite in poltrona con gli amici, ma mi aspetto che le società di produzione inventino nuovi modi per fare spettacolo, tenendo conto dell’interazione. L’importante è che la produzione televisiva sappia unire le diverse componenti e la rete sia usata come aggregatore di contenuti multimediali e come mezzo per raggiungerli quando e come il consumatore preferisce”.

fonte: theinquirer.it

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