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Dove va la pubblicità on line?

Ampie sinergie tra media tradizionali e la comunicazione online.

Da più parti si osserva – non senza un po’ di preoccupazione – come la società stia usando una minima parte del potenziale di informazioni che la rete potrebbe generare.
“Pare proprio – è stato osservato da esperti del settore – che passare da una attitudine gerarchica e passiva nei confronti dei media ad un atteggiamento attivo non sia uno sforzo da poco”.
“Se ne uscirà – se se ne uscirà – soltanto sviluppando una relazione simbiotica tra media tradizionali e nuovo media”. Tutto ciò non senza notevoli riflessi anche per quanto riguarda la pubblicità.
D’altra parte il fenomeno è tutt’altro che nuovo.
Quando sono sorte le televisioni private sono stati i grandi editori (Rizzoli, Rusconi, Mondadori) che hanno creato i primi network. Network che, tuttavia, per essere stati realizzati attenendosi agli schemi dell’editoria e dell’informazione tradizionale non hanno certo imboccato la via del successo. Abituati a tenere rigorosamente distinte le due attività di venditori di notizie da una parte e di spazi pubblicitari dall’altra non si resero conto che questa nuova realtà (determinata dalla liberalizzazione del mercato della pubblicità televisiva) comportava la necessità di un marketing certamente più complesso ma comunque più moderno ma soprattutto più aperto.
Quegli editori faticarono, evidentemente, a capire quanto diventava importante ed essenziale il ruolo della pubblicità non più considerata una attività secondaria (lo spazio da essa occupato veniva definito nelle redazioni come “l’ingombro pubblicitario”) bensì un elemento determinante per il successo dell’impresa editoriale.
Accadrà lo stesso per i “media” on line?
In un Paese come il nostro dove il culto del “brand”, la mitologia della quantificazione, la tendenza alla concentrazione di pochi “media” nelle pianificazioni non disgiunto dal grandissimo numero di portali, siti, blog o altro, accadrà ancora una volta che da una parte molti di questi organi di informazione si vedranno esclusi dalle campagne pubblicitarie?
A questi strumenti di comunicazione resterà come risorsa tutto ciò che si può acquisire soltanto in virtù di attività di tentata vendita, dell’impegno di volenterosi, attivi venditori di spazio?
Due mondi diversi. Da una parte una modesta frangia del nostro mondo imprenditoriale che investe tanto (forse anche più del dovuto) su costosi “media” affollati di spot o di annunci, dall’altra tutta un altro settore che “spende” (più che investire) in una forma di comunicazione più intuitiva che manageriale.
Si potrà realizzare – la domanda merita di essere ripetuta – una relazione simbiotica tra media tradizionali e nuovi media?
Corre voce che gli investimenti pubblicitari on line conseguono di anno in atto significativi incrementi. Ma non si dice sempre da quali valori si parta. Non si sottolinea che i costi unitari per la pubblicità on line sono ancora piuttosto contenuti. Che solo 5,5 milioni di navigatori italiani si misurano con l’e-commerce e adoperano più media. Che i media on line sono tanti, tantissimi.
Molti non sono conosciuti. E la maggior parte di questi (ricadendo nell’errore fatto da molti nostri mezzi di comunicazione) non ritengono proprio necessario farsi conoscere attraverso adeguate forme di comunicazione. E una di queste azioni promozionali potrebbe proprio essere favorita (almeno quando il sito è espressione di un gruppo editoriale) da una mutua promozione sinergica: uno cita l’altro.
Molti “brand” nascono più che altro dal “passaparola”.
Ma forse qualcosa comincia a muoversi.
Da qualche tempo sulle televisioni nazionali si vede uno spot dove ha inizio una vicenda realizzata in modo tale per cui chi vuole soddisfare la curiosità di conoscerne l’epilogo deve accendere il suo computer e seguirlo nel sito dell’inserzionista.
Il “Corriere della Sera” dedica poco più di una mezza colonna nella quale pubblica una domanda, finalizzata a realizzare un sondaggio.
Al quesito i lettori possono rispondere cliccando sul sito on line del quotidiano. Il giorno i risultati dell’analisi vengono pubblicati sul supporto cartaceo.
Un settimanale di provincia pubblica in ogni numero un cruciverba. Le soluzioni si possono trovare la settimana successiva sul sito del periodico stesso.
Un quotidiano economico finanziario pubblica ogni giorno una manchette nella quale è indicato un numero (una password) che cambia di giorno in giorno. Il lettore, che ha comperato quel giorno quel giornale, può accederne al sito con la possibilità di fruire della lettura di altri 3 articoli di approfondimento di altrettanti problemi trattati in quell’organo di informazione.
Una modalità per allargare sempre più la cerchia dei navigatori che accedono al sito, di rendere sempre più famoso il nome dell’edizione on line. Una opportunità per fidelizzare il lettore a navigare sul sito dove potrà trovare sviluppati “servizi” relativi all’economia, alla finanza, al lavoro, alla cronaca locale, al turismo, alla stessa pubblicità, anche con una serie di directory più specifiche e quindi
più utili. Directory, per il cui continuo aggiornamento sarà necessario un costante contatto con le varie attività in esse contemplate.
In fondo dalla pubblicità on line le aziende contano di poter soddisfare il bisogno di un continuo contatto con la propria clientela.
Forse varrà la pena che questa necessità la sentano per prima i “media”.
Siano essi tradizionali o no.

fonte: sabatoseraonline.it

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